“La tua vita… che capolavoro!”, dedicato a Domenico Allegrino.
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Recensione dello Spettacolo Musicale “La tua vita… che capolavoro!”, dedicato a Domenico Allegrino.
A cura di Vanna Doria Paolini
“La tua vita… che capolavoro!”, uno spettacolo musicale tutto abruzzese, dalla produzione, agli autori, al regista fino agli interpreti.
La messa in scena è in occasione del premio dedicato a Domenico Allegrino, l’approccio è, pertanto, quello di chi si aspetta una celebrazione del personaggio.
Che sorpresa nel vedere un’opera che si snoda in un ventaglio di emozioni, senza pretese o scimmiottamenti, ma articolato, essenziale e pieno di ritmo.
L’impianto dell’opera consente una chiave di lettura diretta, che accompagna lo spettatore nel percorso di vita del personaggio, focalizzando l’attenzione sul vissuto, non tralasciando dettagli che ad una prima lettura potrebbero sembrare insignificanti ma che alla fine sono determinanti per delineare la personalità del soggetto ed i messaggi di cui lui si è fatto portatore.
Il contenuto si delinea attraverso un commento iniziale come fosse la prefazione a un libro che si sfoglia per immagini, per musica e per parole in un crescendo di emozioni, palesando al pubblico momenti di vita vissuta mediante soluzioni sceniche semplici ma efficaci, man mano che si snoda. Il racconto, offre altalenanti sensazioni che vanno dall’ironia, egregiamente espressa nei dettagli recitativi, al dramma della malattia dove il vigore prende il sopravvento attraverso l’intensità vocale degli interpreti ed una presenza scenica scevra da sovrastrutture, passando per scelte di vita importanti espresse con essenzialità di voci ed eleganze coreografiche.
Filo conduttore del racconto è la “costruzione” che si evince anche dalla scenografia, dove il muro della vita si fortifica attraverso accadimenti e scelte.
Gli interpreti sembrano porre se stessi al servizio della storia con un pudore che li vede incapaci di “essere” il personaggio, ma con la straordinaria capacità di trasmettere, attraverso interpretazioni musicali, coreografie, soluzioni recitative, quanto il progetto si propone.
Coreografie che a volte sembrano proporre fermi immagine che raccontano come in un flashback sensazioni, paure e speranze.
Sguardi, sorrisi, movenze che regalano allo spettatore l’espressione della sostanza.
Talune voci che per incisività, vigore e rigore rimandano ad una scultura vocale.
Voci femminili dove la possenza vocale si intesse con una naturale eleganza propedeutica al senso di donazione.
Voci acute che sembrano sferzare coscienze sopite.
Interessante voce giovanile scardinata e sconnessa ma piena di promesse.
Uno spettacolo che non è avvenenza, carisma, convenienza, ma sembra essere urgenza di sostanza.
In questo evento il pubblico non è chiamato ad assistere, ma il tipo di coinvolgimento emotivo, lo rende “tramite” messaggi d’ amore, impegno, lealtà e speranza verso i propri simili.
Il musical non è, pertanto, la celebrazione di Domenico Allegrino ma è quello che lui avrebbe voluto che fosse: echi di sentimenti universali di cui ciascuno dovrebbe farsi testimone.
Pescara, 30/03/09